Parte 4
Chi è Anna Zoli ed il suo lavoro di scrittrice
Scritto da © Carlo Gabbi – Dom, 07/10/2012 – 13:16
CHI E` ANNA ZOLI
e il suo lavoro come poeta e scrittrice
Sin dal primo momento che lessi i suoi primi versi della “BALLATA DALL’AUSTRALIA” – Un viaggio dentro il viaggio, mi sono sentito incuriosito di conoscere di più di lei e del suo lavoro come scrittrice.
Ma non è stata una cosa facile per me trovare una sua nota biografica da potervi trasmettere e farvi partecipi del suo svariato lavoro sia in versi come pure nella prosa in racconti e vita biografica.
Quanto posso darvi non è veramente molto, ma per voi che vivete in Italia e colui che sarà desideroso di conoscerla più profondamente, troverà con questa mia nota, un punto di partenza e alla fine un punto più sicuro per approfondire le ricerche che ho iniziato. Forse questo lavoro di ricerca può essere sviluppato da alcuni di voi che guidate “Rosso Venexiano” e forse sarete pure capaci a invitare Anna Zoli a scrivere pure su questo sito, con il più grande piacere di tutti noi.
Ed ora eccovi quanto sono venuto a conoscenza:
ANNA ZOLI è Romagnola di origine e risiede a Bologna, mentre la sua unica figlia, come già sappiamo, vive in Australia.
Anna si occupa di scrittura poetica, ma allo stesso modo dedica il suo tempo a scrivere in prosa. E` maggiormente interessata nella forma poetica delle donne con il suo “Gruppo 98” che s’interessa di poesia presso la “Libreria delle Donne di Bologna”
Anna pure ha ideato e organizzato spettacoli teatrali “Multimediali, come “Vibrazioni Maschile e Femminile ’97”, “Congiunti Umori ‘99 “Un filo di Blues”, nell’ambito di Bologna 2000, ed ha pubblicato diversi titoli.
I suoi racconti, recensioni e poesie sono apparsi su giornali, riviste e Antologie tra le quali possono essere nominate “Lapis”, “Le voci della Luna”, “Leggere Donna”, “Leggendaria” e quelle legate ai censimenti di poesia come “Bologna e i suoi Poeti” e “Voci di Poesia”
A questo punto è tempo di ritornare a Anna Zoli e alla sua narrazione di:
BALLATA DELL’AUSTRALIA
(Un viaggio dentro il viaggio)
Parte quattro
– Vedi – mi fa – là era la mia stanza
quando non lavoravo –
e vedo un autobus di linea colorato
pieno di materassi con accanto
una tenda – tipo indiano –
……………..per me roba da matti.
ma nei suoi occhi vedo quella luce
di chi ha raggiunto la felicità
-Lei è un’altra persona-
dico ancora a me stessa – una freccia
scoccata dal mio arco, ma
tutt’altra vita proiettata nel tempo
un tempo nuovo che non è più mio
anche se in qualche modo gli assomiglia.
Parlo dei vecchi tempi
dei vecchi Hippies e della ribellione
agli schemi già dati, la ricerca dei nuovi
la fantasia del potere, l’utopia, l’amore universale
………………………………………… roba dimenticata
che qui ritrovo in una nuova ondata
di energia fresca e positiva
Qualcuno ci fa un business?
Non importa. Anche il denaro
è energia concentrata
e basta usarlo con semplicità
per il bene degli altri
……………………………dicevo… l’utopia.
E intanto lei fa yoga e dà massaggi
e si unisce al concerto dei tamburi
sulla pubblica piazza del mercato
nell’incendio del sole che tramonta.
Ho sognato mia figlia che ballava
…………………….. al suono dei tamburi
…………………………… in un pub del paese
a corpo libero
…………………. assecondava il ritmo forte
……………………………… dei suoi trent’anni.
ballava a corpo libero la vita
……………………. o era la vita che ballava lei?
Qui tu ti puoi vestire come vuoi
tanto poi nessuno ci fa caso
stile zitella inglese o androide suburbano.
metti in scena il tuo corpo se ti va
capelli colorati, piercing e tatuaggi
ma se proprio vuoi essere notato
vestiti di città: giacca e cravatta
e niente anello al naso
Qui non c’è storia, qui c’è solo memoria
c’è solo una natura forte e sana
quasi incontaminata
e un presente sereno senza stress
………………………………. è quello che cercava?
~*~
Avrei potuto amare questa terra
anch’io con gli occhi larghi dei verdi anni
e questo cielo immenso che si perde
……………………………..,, dietro quinte di nuvole
forse avrei chiesto asilo all’orizzonte
senza confine e avrei affrontato l’onda
……………………………… a cuore aperto – forse –
Ma non è la mia storia
più ristretto lo sguardo
più chiuso l’orizzonte
più monotona l’onda
e la profondità di questo oceano
mi spaventa
non l’ho affrontata mai
le mie profondità son di scrittura
il mio mare il linguaggio
ma ora non vale
in Inglese mi manca la parola, l’Italiano è stonato
forse dovrò inventare un’altra lingua
che esprima tutta la mia diversità.